Un mondo dove le paure non sono solamente sussurri nell'oscurità. Questo è Mondo di Tenebra. Questo blog nasce con l'intento di fornire informazioni più dettagliate per i partecipanti a questo gruppo di gioco. Tutti i fatti qui narrati e presentati sono di pura fantasia ed ogni riferimento a fatti, persone o cose realmente accaduti è puramente casuale.
Il Pozzo dei Desideri - Prologo
Notte fonda. Una trentina d'individui si rispecchiano nelle profonde acque dell'antica cava. L'acqua rifletteva la luce del fuoco. Le risate ed il parlottare rompevano il silenzio della notte.
Un frigo portatile ronzava; dal suo vano aperto spuntavano colli di bottiglie di birra, mentre la condensa scendeva il greppo mescolandosi con la foschia vorticante sul pelo dell'acqua.
«Ci siamo divertiti a sufficienza» disse un uomo dai lineamenti duri, capelli corti scuri e la faccia butterata. «Dobbiamo decidere come procedere, domani saranno qui.»
Il ronzio del frigorifero, lo sciabordio dell'acqua e il crepitio del fuoco divennero rumori quasi molesti.
«Che cosa possiamo fare?» chiese una donna dall'espressione angelica, lunghi capelli biondi, occhi azzurri e pelle vellutata.
«Molto poco» rispose.
«Uccidiamoli. Non sapranno mai che siamo stati noi.» fece eco un giovane sulla trentina con dai capelli rossicci e ricci.
«Pessima idea. Sapete bene come funziona.» replicò l'uomo.
«Perché?» chiese una ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi verdi.
«Perché, io non ho intenzione di subirne le conseguenze, ma se qualcuno se la sentisse che si accomodi pure.» disse l'uomo. Guardò intensamente le facce di tutti i presenti, uno alla volta. Un vecchio con la pancia contenuta a stento dalla camicia tossicchiò senza dire nulla.
«Come pensavo.» esordì l'uomo «Sapete tutti del monito. Se quelli vengono qui, le conseguenze saranno comunque nefaste, per tutti.»
«Forse so a chi chiedere aiuto.» disse un uomo dai capelli neri raccolti in una coda. Dai lineamenti si notava una qualche parentela con i nativi americani. «Dovrei avere una risposta in una settimana.»
«Bene. Nel caso tienici informati.» disse l'uomo «Nel frattempo, dobbiamo cercare di guadagnare del tempo. Harold?»
«Posso fare qualcosa, però ho paura che chiederanno degli aiuti esterni» a parlare fu un uomo dai capelli neri e corti, occhi ravvicinati, faccia ovale e allungata. Atletico sebbene tradisse di essere oramai giunto nella zona degli «-anta».
«Se spingiamo troppo potrebbero richiamare la polizia di stato; in quel caso spero che gli aiuti ci siano veramente.»
«Ci saranno.»
Una donna sulla cinquantina si schiarì la gola e disse con voce roca:
«Cazzo! Possiamo sfruttare quegli idioti di Green Peace; quella stronza di mia figlia è un'attivista per la sezione di Cheyenne.» la donna che aveva parlato con tanto garbo aveva il corpo ormai cadente, la pelle macchiata dal troppo fumare, i denti ingialliti e storti e in testa, raccolti in una crocchia, dei capelli di un castano artificioso.
«Potrebbe essere un'idea. Potremmo fare intervenire l'EPA. Però dobbiamo andarci cauti.»
Fuori dal cerchio illuminato dal fuoco, qualcuno osservava il gruppetto. Le labbra gli si tirarono in un sorriso svelandone una dentatura perfetta. Si portò una sigaretta alla bocca ed aspirò socchiudendo gli occhi.